Via Frattina [1] (R. IV - Campo Marzio; R III - Colonna) (da Piazza di Spagna a via del Corso)
La via ha preso il nome dalla casa di Bartolomeo de Ferratinis di Amelia, la prima costruita per questa strada, tutta circondata da orti e fratte, (la seconda fu quella di Gabrielli di Gubbio), ne derivò via Ferratina e poi Frattina. Costruita su disegno di Antonio Sangallo (1485-1546), occupava una parte degli orti del monastero di S. Silvestro in Capite.
Il 1º giugno 1626 Monsignor Battista Vives spagnolo, acquistava dagli eredi de Ferratinis per 14.500 scudi d’oro il palazzo che occupava in parte l’area attuale del Collegio di Propaganda Fide, e lo donò ad Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644), perché accogliesse più numerosi candidati, da ogni parte del mondo, per educarli alla missione del sacerdozio. L’edificio fu ampliato dal cardinale Antonio Barberini, che acquistò alcune casette sulle attuali vie Due Macelli e Propaganda Fide e "vi fu fatta aggiunta di fabbrica e vi si formò un bel tempietto a Gesù, da Magi adorato, opera del cavaliere Bernino" (G. L. Bernini 1598-1680 [2]).
Il Papa affidò al Bernini la sistemazione del palazzo, mentre fu il Borromini, che disegnò la facciata laterale su via Propaganda Fide e la chiesa dei “SS. Tre Re Magi” [3], consacrata il 18 aprile del 1629 dal cardinale Vincenzo Petra, prefetto della Congregazione
Sulla fronte del nuovo palazzo Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644) pose la sua iscrizione: "Collegium Urbanum de Propaganda Fide sic vos non vobis".
Il Collegio, anzi il Collegium Urbanum de Propaganda Fide si è trasferito adesso sullo sperone Gianicolense a lato del Vaticano, e nel palazzo vi sono degli uffici del “Papa rosso”, com’è chiamato dal popolo il Prefetto della Congregazione di Propaganda, “fabbrica della Fede”
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[1] All’angolo con Piazza di Spagna, stemma del rione del XVII sec.
[2] ) Fin da cardinale, Urbano VIII si servì e protesse G. L. Bernini. Dice Domenico Bernini, che l’allora pontefice Paolo V lo raccomandò a lui "con maniera premurosa e honorevole... alla protezione di lui". Aggiunge il Baldinucci., addirittura "ordinandogli strettamente che non pure con ogni diligenza agli studi del Bernino assistesse, ma desse loro eziandio colore e fomento e che gli stesse come mallevadore dell'insigne riuscita che da lui si aspettava". Ed il cardinale Maffeo Barberini, ne fu più che "mallevadore, appropiosselo tutto come suo". E, diventato Papa, nell'agosto del 1625, il Barberini "appena asceso al sacro soglio, che egli il fece chiamare a sé ed accoltolo con dolci maniere, in siffatta guisa gli ragionò: - É gran fortuna la vostra, o cavaliere, di vedere papa il cardinale Maffeo Barberini; ma assai maggiore è la nostra che il cavaliere Bernino viva nel nostro pontificato".
[3] ) Una leggenda riconosce in un immenso monolito conservato a Milano, nella chiesa di S. Eustorgio del IX secolo, la custodia dei resti mortali dei Re Magi. Il monolito semplice ha un coperchio tombale che conserva le ossa dal 1164.
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